CI SONO COLORO CHE GUARDANO LE COSE COME SONO, E SI CHIEDONO PERCHE'... IO SOGNO COSE CHE NON CI SONO MAI STATE, E MI DOMANDO PERCHE' NO. (Robert Kennedy)

martedì 27 dicembre 2011

LETTERA DI BUON NATALE AGLI OPERATORI DI CASASALVATORE

Roma, 22 dicembre 2011
Cari operatori di Casasalvatore dove trascorriamo tutte le ore e a volte ci mettiamo tutto l'amore e può succedere che a volte si abbassa l'umore, come se uno avesse fatto un errore...Auguri di buon Natale e tanta serenità e pace tutti insieme da festeggiare.
Pino Vomero.

martedì 20 dicembre 2011

IL NATALE DI MARIA GRAZIA

Natale nasce il bambinello, dobbiamo essere più buoni, più fratelli, più umani. Volersi bene.
Dare a chi non ne ha.
Maria Grazia della Rocca

domenica 18 dicembre 2011

ASPETTANDO IL NATALE A CASASALVATORE

In attesa del Natale a Casasalvatore i ragazzi hanno già iniziato a scrivere. Ecco un piccolo assaggio di quello che hanno già terminato...


Roma, 12 dicembre 2011.
Con i ragazzi di Casasalvatore ci siamo recati alla liturgia come ogni domenica. Nel cuore nostro vi era molta gioia, se pure il tempo era uggioso. Arrivati nella cappellina vi erano tanti amici ad accoglierci festosi. Arrivato il sacerdote cominciamo con le preghiere tutti insieme. Che bello! Dopo la liturgia e la catechesi molto interessanti, ci  hanno spiegato di queste giornate che stiamo vivendo prima del S. Natale: l'Avvento. Verso le 12 siamo andati con le macchine a Via dei Quattro Venti dove ci sono gli amici. Io e Pino non lo sapevamo che andavamo lì. Quando ce lo ha detto Paolo, siamo esplosi dalla gioia. La strada non era molto trafficata: Trastevere aveva il blocco sul traffico. 
Il Tevere scorreva sonnecchione. Vi erano tante luci xhe si riflettevano nell'acqua. Arrivati a casa siamo entrati, l'abitazione è molto bella e spaziosa; vi erano una nostra amica che cucinava e nell'aria si sentiva un profumo...Dopo un pò di attesa siamo andati a tavola; vi erano dei piatti buonissimi tra cui straccetti e patate al forno, infine un buon caffè. Verso le sedici ci è venuto a prendere Paolo per recarci alla Basilica di S. Maria, la quale era gremita di persone. Dopo un pò di attesa è arrivato il vescovo, le persone gli tesero le mani. Tutto intorno vi erano dei magnifici fiori che espandevano il loro soave profumo.
Ci siamo recati lì io e Pino perchè dei nostri amici dovevano ricevere il sacramento della Confermazione: per regalo ai neo-cresimandi abbiamo preso loro un buon libro: "Gesù per amico".
Patrizia Milanese


Roma, 5 dicembre 2011.
Il giorno più bello che aspettiamo con ansia è il Natale. Noi ragazzi prepariamo l'albero, ci siamo tutti! Mettiamo le palline e le decorazioni, c'è molta allegria e qualche volta si rompe una pallina, poi facciamo
o anche il presepe, sotto l'albero, con tutte le luci che si accendono e si spengono.
Il 24 e il 25 andiamo dalle nostre famiglie; c'è chi solo, come la mia amica Patrizia, ma speriamo che non se la prenda. Dopo torniamo a casa, quest'anno sotto l'albero sarà vuoto. Sapete che noi dobbiamo fare i regali ai nostri genitori...Passati questi lunghi giorni c'è il mio compleanno, compio 45 anni, vorrei festeggiare  al Casaletto, con i miei amici, poi lì non pago niente. Però ad un certo punto penso a mia sorella...
Anna Montanucci

giovedì 15 dicembre 2011

IL CALENDARIO DI DICEMBRE

Mer. 14 dicembre: A CENA CON UN LIBRO
                            ora: 20.30
                            luoogo: Fondazione "Il faro", via V. Agnelli 21
Lun. 19 dicembre: RIDIAMOCI DA FARE
                             ora: 20.30
                              luogo: teatro Viganò, piazza Fradeletto 17
Mer. 21: AFFARI DI FAMIGLIA
               ore: 21.00
               luogo: teatro Vascello, via G. Carini 78

martedì 13 dicembre 2011

IL NATALE DI ANGELA DALL'APPRODO

"Il Natale è per sempre, non soltanto per un giorno, l'amare, il condividere, il dare, non sono da mettere da parte come i campanellini, le luci e i fili d'argento in qualche scatola su uno scaffale. Il bene che fai per gli altri è bene che fai a te stesso" (Norman Brooks).


Era Maggio quando mi ritrovavo a confrontarmi con i colleghi del servizio civile di tutte le case di Spes Contra Spem ed è lì che mi sono confermata che ognuno di noi, all'interno di questi mondi, dona qualcosa di sè: un sorriso, un definirsi contro possibili atteggiamenti pregiudiziali esterni, un mettersi in gioco in situazioni difficili e conflittuali dentro casa, laddove ci si può trovare a fare i conti con il proprio senso di autoefficacia personale.

Mi piace aprire il mio intervento per questo Natale con la riflessione di Brooks, in quanto mi risuonano diversi aspetti.
Si fa riferimento all'amare, al condividere, al dare: mi sembra di ritrovare questo atteggiamento in noi che operiamo dentro l'Approdo, ognuno a suo modo, ognuno con le proprie capacità, risorse e limiti. Ci pensate mai quanto è esclusiva questa esperienza al di là delle delusioni del momento e delle emozioni negative di fronte a qualcosa che sembra non avere una buona riuscita nell'immediato? Io ci penso per esempio quando, dopo aver contattato i miei limiti nella gestione di problematiche che mi sarebbe piaciuto risolvere in toto, mi entusiasmo nuovamente proprio a partire da quello che ho capito di me in quella esperienza: guarda te che cosa ho capito di me nella relazione con l'altro ed ora come posso utilizzarlo in modo positivo per aiutarmi e aiutare l'altro? Credo che quando parliamo di crescita nell'esperienza del servizio civile, tendiamo a farlo, all'inizio non di rado, in maniera generica: così è stato per l'appunto al principio dell'avventura-Approdo, quando affermavo che avevo scelto questa strada per crescere. Ebbene oggi mi sembra di poter identificare questo concetto così straordinariamente importante (la crescita appunto), con qualcosa di più concreto, quando penso alle esperienze specifiche con gli adolescenti della casa e, quindi, al mio pensare, al mio sentire, al mio fare lì dentro. 
Un punto importante per me è stato quello di darmi più potere nella relazione con loro. Che significa? Partire da me per creare una relazione con queste persone e rendermi più consapevole del peso del mio atteggiamento nella realizzazione di ciò. 
Quante volte sentiamo dire che c'è più gioia nel dare che nel ricevere? Chi ama dà il proprio interesse, la propria gioia, il proprio umorismo, anche la propria tristezza, in ogni caso manifestazioni di quello che è vitale in lui. Credo che ognuno di noi nelle varie case, può contattare la propria realtà, quello che dà alle persone in difficoltà che sta aiutando e ciò che gli viene dato a sua volta dalle stesse persone.
Alla luce di tutto questo, c'è il mio guardare verso questo Natale prendendomi quello che ho fatto di nuovo e diverso dall'anno scorso, consapevole di avere ancora tanto da imparare. Si può fare.
BUON NATALE!


Angela 

lunedì 12 dicembre 2011

10 DICEMBRE 2011: I 7 ANNI DI CASASALVATORE

Cari amici, sono sette anni che è stata aperta Casasalvatore mi sembra come un giorno, io mi trovo molto bene insieme ai miei compagni e agli operatori, sono molto cambiato in tante cose. Sono sempre indeciso sulle cose che devo fare mi faccio molti problemi, e sono dimagrito anche se mangio molto. 
Alle volte mi sveglio male la mattina perchè non so come va la giornata. Ogni tanto penso a mia mamma e alle volte vorrei stare insieme a lei  però adesso vivo qui a Casasalvatore. Qui faccio anche cose che mi divertono, per esempio ogni venerdì mattina vado a fare le prove di teatro, andiamo al cinema dove abbiamo visto molti film, vado a teatro. 
Vado a fare le gite e i soggiorni estivi. Spero di stare sempre meglio e di abituarmi sempre di più, a vivere più sereno e tranquillo. 
E noi tutti ragazzi vi auguriamo i 7 anni di Casasalvatore.
Pino Vomero.
Carissimi amici, il nuovo mese è arrivato: tra poco sarà Natale. Non potevamo parlare delle feste nelle nostre case-famiglia: in ogni casa che si rispetti ci si diverte e ci si prepara ai festeggiamenti, noi non potevamo di certo mancare! Inoltre, questo mese si sono festeggiati i 7 anni di Casasalvatore, con amici e parenti.
E allora buone feste e buon divertimento!

martedì 29 novembre 2011

L'ESPERIENZA DI CLEMENTINA A CASABLU

Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla mia  esperienza di volontariato a Casa Blu; lo faccio volentieri perché vorrei trasmettere a tutti l’entusiasmo che mi spinge a dare il mio piccolo contributo di solidarietà a questa realtà. E’ anche mia intenzione testimoniare quanta ricchezza ricevo in cambio di così poco.
Chi, a qualsiasi ora, si trova a passare per via Comano noterà un pulmino blu che staziona più o meno in permanenza davanti al civico 45; è questo l’indirizzo di Casa Blu e quello il suo “fedele” pulmino.
Qualche anno fa mi sono domandata di chi fosse quel pulmino che stava sempre lì e chi abitassa in quella casa. Non sono mai andata a fondo a questi interrogativi e non avrei mai pensato che un giorno la Provvidenza mi avrebbe portato proprio là.
Entrare a Casa Blu, ormai più di tre anni fa, e poter fare là qualcosa come volontaria è stato per me un  bellissimo dono.
La casa da fuori sembra come tutte le altre ed in parte lo è; però è anche una casa “speciale”, potrei dire speciale nella sua normalità. La prima cosa che colpisce entrandovi, a parte la grave sofferenza delle persone che la abitano, è l’amore e il dono di sé - sempre nella più assoluta semplicità - da parte di tutti gli operatori; un’esperienza che mi ha letteralmente allargato il cuore e mi ha fatto respirare una boccata d’aria pura. E’ forse per questo che è nata subito una sintonia con diverse persone che si prodigano a vario titolo nella casa: Adriana, Annalisa, Claudia, Michela, Fabrizio, Roberta, Emanuele… per nominare soltanto alcuni di quelli con cui mi sono trovata a più stretto contatto. E’ difficile spiegarlo, ma è come se fossi tornata improvvisamente indietro negli anni a rivivere ideali e speranze che il tempo aveva sopito.
Chi guardasse con occhio un po’ “cieco” questa realtà potrebbe dire “che tristezza dentro quelle mura! Tanto dolore tutto insieme!” oppure: “il Padreterno forse si è divertito…”. Non è così. Per me è tutto l’opposto; più che essere scandalizzata da tanta sofferenza, mi ritengo invece fortunata perché qualcuno mi ha aperto gli occhi. Potrei insomma descrivere Casa Blu come un’oasi dove ci sono sì dolore e sofferenza ma dove su tutto vincono la serenità, la semplicità, l’autenticità e spesso anche la gioia, in una parola l’Amore; e incontrarsi con l’Amore è qualcosa di impagabile. Ne sono testimonianza evidente gli stessi ospiti di Casa Blu, le cui sofferenze trovano sollievo nella generosa dedizione degli operatori; quanto a me, ne esco sempre arricchita, edificata e con una marcia in più che da senso a tutte le cose e che mi avvicina di più alla verità della vita. Di qui la mia riconoscenza.
                                                                                                Clementina Morelli

mercoledì 23 novembre 2011

L'ISOLA CHE C'E':IL VIDEO DI CHIARA


Il backstage del filmato - in anteprima per Amici per la Città - che racconta la vita degli ospiti nelle case famiglia della onlus Spes contra spem
ono stati i genitori di una mia cara amica a chiedermi di realizzare un filmato per Spes contra spem, una onlus che gestisce quattro case famiglie per disabili, lievi e gravi, e minori qui a Roma. Avevano visto e apprezzato i miei servizi, così è venuto loro spontaneo chiedermi di realizzare un breve filmato per Spes contra spem. Il mio lavoro sarebbe poi stato proiettato all'apertura di una serata di teatro, organizzata per la raccolta fondi a favore della onlus. Non mi ero mai approcciata al mondo delle case famiglie, tanto meno attraverso il video. Così raccogliendo la "sfida", quella cioè di raccontare le attività di Spes attraverso le immagini, ho accettato e mi sono ritrovata dal nulla a passare diverse ore nelle case famiglie gestite da Spes contra spem.
È un venerdì pomeriggio d'inizio settembre quando faccio un brevissimo sopralluogo in tutte e quattro le case famiglie gestite dalla cooperativa, volevo vedere i luoghi, conoscere le persone che le abitavano e gli operatori che li seguivano. È stata una intensa anteprima del viaggio che mi preparavo a fare. Un viaggio diverso dai miei precedenti, senza prendere l'aereo e catapultarmi in qualche realtà difficile del mondo. No, questa volta prendevo la macchina e andavo a Roma Nord, nella mia città, in un universo in cui, fino a questo momento, non mi ero mai addentrata: quella delle case famiglie che accolgono persone con disabilità, gravi e lievi, o minori che non hanno più una famiglia, quel mondo generalmente e freddamente definito dei "meno fortunati di noi".
Nella settimana seguente a quella mia prima visita, mi organizzo con Rossella e Luigi Vittorio, rispettivamente addetta alla comunicazione e Presidente di Spes contra spem, per passare a fare le riprese sul campo. Saranno loro le mie guide di viaggio. L’idea è quella di riprendere tre diversi momenti della giornata in tre diverse strutture, quasi a voler raccontare un giorno tipo nella case famiglia. Il risultato sarà leggermente diverso ma chi ha visto il filmato, e vi invito a vederlo cliccando sul seguente link http://www.youtube.com/watch?v=HPZ4ncvt1oE , mi ha confermato di aver pienamente colto le atmosfere delle case famiglie e lo spirito di Spes contra spem.
La prima a essere ripresa è Casablu. Sono due appartamenti, uno sopra all’altro, e ospita 12 persone. Sono tutte con disabilità gravi, e in un primo momento mi sento spaesata. Quello che osservo però mi colpisce dentro. Tutti gli operatori trattano gli ospiti come se fossero persone normali. Ci scherzano, ci ridono, li riprendono se necessario. E in tutto questo non fanno mai mancare la loro presenza laddove loro ne hanno bisogno, per mangiare, per camminare, per andare al bagno, per mettersi a letto, per prendere le medicine. Io continuo a riprendere. Le stanze dove dormono parlano di loro, della vita dentro alla casa famiglia o di quella al di fuori. In ogni camera ci sono due persone, l’angolo sopra il letto di ognuno è personalizzato con foto, peluches, o qualche altro oggetto. La comunicazione con gli ospiti di Casablu è fatta di poche parole, ma ci si scambia sorrisi, sguardi e strette di mano. È Tiziana che mi chiede di sedermi vicino a lei, di prenderle la mano. Vive la sua vita su una sedia a rotelle, la sua testa è quella di una bambina. Mi sorride in continuazione e ogni suo sorriso mi arriva diretto al cuore. Marco è down e sembra non rendersi conto delle riprese, eppure davanti alla telecamera mi lancia un sorriso profondo e i suoi occhi si illuminano, quello sguardo  annulla ogni mia titubanza. A cena i ragazzi si ritrovano seduti intorno alla tavola. Tra di loro c’è complicità e affetto. Gli operatori li aiutano a mangiare, alcuni di loro devono essere imboccati. Poi dopo cena tutti a letto. E uno a uno i ragazzi, volontari ed operatori, li aiutano amorevolmente a prepararsi per la notte, io osservo quelle ritmiche lente scandite da professionalità e attenzione. L’umanità, in questa circostanza, non rimane una parola vuota, ma prende il volto di chi lavora all’interno di Casablu.
Il mercoledì sera sono ospite de L’Approdo. E’ una casa famiglia che ospita minori, italiani e stranieri, profughi da paesi in guerra. Accanto all’appartamento de L’Approdo c’è quello di Semi di Autonomia, che accoglie i ragazzi maggiorenni, provenienti sempre dal circuito delle case famiglie, che ancora però non sono autosufficienti. Per la legge sui diritti dei minori non posso riprendere i ragazzi in viso. Quasi sembrano dispiaciuti dal fatto che non possa regalargli un breve momento di notorietà. Ma questo però non ostacola la nostra conoscenza. Ci sono ragazzi afghani, egiziani, dal Bangladesh e dalla Costa d’Avorio, ma anche italiani. Chi è arrivato da qualche mese, e ancora fa fatica a parlare italiano, chi vive lì da più tempo e chi da anni. I ragazzi vanno a scuola oppure frequentano corsi professionali. Proprio due ragazzi, originari del Bangladesh, hanno appena terminato un corso di cucina e sono loro a preparare un ottimo pollo al curry per la serata. Reza, hazara afghano nel nostro Paese da tre mesi, mi racconta la sua difficoltà nell’apprendere l’italiano. Lui parla dari, la versione afghana del persiano, ma in Italia non esiste un dizionario dari-italiano, e quindi si deve accontentare del dizionario italiano-persiano, cosa che gli fa rallentare di molto il suo apprendimento. Ma credetemi è questione di pignoleria, Reza, dopo soli tre mesi di permanenza in Italia, ha una buonissima padronanza della nostra lingua.
In quell’appartamento c’è il mondo. Dagli occhi di ognuno si percepisce la propria storia fatta di rinunce, addii e sofferenza. Ma ora l’Italia è per tutti speranza di una nuova vita. Tra gli appunti di un ragazzo trovo scritto: “Come si sopravvive quando nel cuore si ha più di una patria”. Il messaggio che ne viene fuori è forte e mi colpisce. Il sentimento verso la terra natia e verso quella che ti accoglie può talvolta essere ambivalente, talvolta in conflitto e forse non sarà mai quieto.
A Casasalvatore vivono sei adulti disabili. La loro disabilità è lieve, sono autonomi dal punto di vista fisico, ma non da quello mentale.  Vado a Casasalvatore un sabato mattina. Facciamo colazione insieme. Pino, Patrizia, Roberto, Anna, Alessandro Elio mi accolgono con entusiasmo. Si ricordano della mia prima visita e mi fanno una gran festa. Mi mostrano le loro stanze, i loro oggetti più cari, i loro ricordi. Patrizia, appena rientrata dall’incontro per la Preghiera per la Pace a Monaco, mi omaggia di un souvenir della città della Baviera. Roberto mi mostra la locandina di uno spettacolo dove recita sua cugina, e inizia a elencarmi i film dove appare. Mi chiede poi se mi piacciono vari cantanti italiani. E di ognuno mi mostra il cd che custodisce gelosamente in camera. Elio è il più riservato, non parla, ma segue con gli occhi tutta la novità di quella mattina. L’ospite e la telecamera. Davanti all’obiettivo i ragazzi si fanno riprendere senza esitazioni. Mi raccontano della vita all’interno di Casasalvatore, delle attività (teatro, corsi di pittura) che scandiscono i ritmi delle giornate e di come l’atmosfera sia quella di una famiglia. Sono coinvolgenti nei loro racconti e la linea della diversità che fino a quel momento sentivo ben definita, inizia ad assottigliarsi. Qua dentro la disabilità non è un ostacolo alla vita normale, anzi una spinta in più.
Ora ho finito le riprese, torno a casa con un bel po’ di materiale da montare. La sensazione che mi accompagna è di serenità, è la stessa vissuta alla fine di un viaggio: quella piacevolezza per aver vissuto e fatto mio qualcosa che prima non conoscevo, e che nessuno mi potrà più togliere. 
 “L’isola che c’è”, è questo il titolo del filmato con il quale voglio anche un po’ riassumere la mia esperienza. “Isola” perché al di fuori degli ordinari percorsi di molti di noi, “che c’è” perché ho scoperto esistere, così vicino a me.
Chiara Aranci

mercoledì 16 novembre 2011

WELFARE: APPELLO A BELVISO PER I DISABILI IN CASE FAMIGLIA

Luigi Vittorio Berliri, presidendente di Spes contra Spem e di Casa al plurale scrive una lettera al vicesindaco di Roma, Sveva Belviso

Gentile Vicesindaco, un ulteriore disperato appello a nome delle case famiglia per persone con disabilità del comune di Roma, in vista dell’approvazione dell’assestamento di bilancio di mercoledì: Che fine faranno le persone con disabilità che non hanno più una famiglia, e che vivono nelle case famiglia gestite dal Comune di Roma? Dobbiamo preparare un rapidoprogramma di dismissione degli ospiti e chiusura delle case famiglia? Come lei sa, e come sanno tutti i consiglieri comunali, con le rette attuali non si possono sostenere i costi minimi per garantire il servizio. Una sola considerazione: Lei ha da poco presentato alla città la riforma della assistenza domiciliare. Ebbene in quel documento, oltre alla razionalizzazione del servizio, si garantisce una giusta retribuzione agli operatori . Lei sa, sig. vicesindaco, che invece, con le attuali rette comunali, alle case famiglia la retribuzione per gli operatori è un terzo di quanto previsto per l’assistenza domiciliare: non solo non si riconosce la delicatezza del loro lavoro ma non si permette di rispettare il minimo di qualunque contratto di lavoro esistente in Italia. Come si fa a garantire un servizio di qualità a queste condizioni? Le case famiglia sono al collasso. Il giorno 28 giugno 2011 TUTTI i consiglieri comunali hanno approvato una mozione con la quale le chiedevano di adeguare le rette del servizio. Avevamo sperato in una rinascita di attenzione ma al momento ci sentiamo soli e ingannati. Noi siamo certi della sua sensibilità e del suo impegno e confidiamo che mercoledì mattina in giunta lei saprà con forza difendere i sui concittadini più deboli, che non hanno davvero più nessuno: i disabili che vivono in casa famiglia.
Luigi Vittorio Berliri, presidente di casa al plurale



Vuoi leggere la copia della mozione approvata dal Comune il 28 Giugno 2011? Vai su http://www.spescontraspem.it/articolo.cfm?id=74 e scaricala!

lunedì 7 novembre 2011

LUCIA ALL'APPRODO

Quando mi è stato  chiesto di scrivere sulla mia esperienza di volontariato ho risposto che avrei avuto delle difficoltà. Come mettere ordine in un tale miscuglio di sensazioni ed emozioni spesso contrastanti. Ci provo.
Non mi è mai piaciuta la parola "volontario",ho sempre provato un certo fastidio se si parlava di me definendomi volontaria,forse perchè credo che questo termine si debba usare solo quando una persona si offre di fare,senza ricevere ricompensa economica,un lavoro manuale tipo pulire la casa, cucinare,fare commissioni utili,ed è quello che ho chiesto di fare ed ho fatto nei miei primi mesi all'Approdo. Con il passare del tempo si sono create delle relazioni definiamole affettive che non rientrano nell'ambito dell'esperienza di volontariato..
Prima di entrare nella case-famiglia ci sono state varie riunioni di preparazione  con persone come Ignazio, Antonio, Federica e naturalmente Luigi Vittorio, che ci hanno dato delle basi molto utili(tipo il controllo delle proprie emozioni) ma nella pratica è tutto diverso, a volte è scioccante ma spesso divertente 
L'esperienza più dolorosa è vedere che l'affetto e la buona volontà di tutti in certi casi non bastano a cambiare le situazioni di alcuni ragazzi. Per fortuna ci sono anche tanti progressi.
Per me è stato tutto molto importante anche conoscere gli educatori,tutti molto più giovani di me ed io scherzando con i ragazzi che mi chiedevano io chi fossi,dicevo di essere l'educatore degli educatori.
Insomma ho riso,ho pianto ho sempre sentito l'adrenalina e ricordo il primo giorno,la grande emozione quando si è aperta la porta dell'Approdo e F.(ragazzo di 12-13 anni)con un pigiamone da neonato mi ha guardata e ha detto:" n'ata vecchia" ma è stato amore a prima vista con lui e con gli altri otto ragazzi di allora che oggi a parte uno non sono più all'Approdo.
Ho conosciuto persone come Viviana, Antonella Jenny che mi sono molto care e con N. fanno ormai parte del mio bagaglio affettivo.
Ovviamente stimo molto anche gli altri come Salvatore, Federico, Stefano, Paolo..

Saluti
Lucia Fortini

giovedì 3 novembre 2011

L'APPUNTAMENTO A CASASALVATORE DI ANNA

L'appuntamento del martedì mattina è irrinunciabile. Anna, Patrizia, Pino e Roberto mi aspettano al bar per fare colazione. Mancano Elio dal timido sorriso e Alessandro il burbero benefico, impegnati nelle loro attività. L'accoglienza che ricevo è sempre così festosa, allegra ed affettuosa che mi da la carica per affrontare meglio il resto della settimana. Ci raccontiamo, sovrapponendoci gli uni agli altri, gli avvenimenti dei giorni precedenti, le prove del teatro, gli oggetti creati con l'argilla, le gite dei fine settimana, i pranzi fatti nelle rispettive famiglie, gli incidenti, i progetti...i sogni. Continuiamo le chiacchere camminando per il loro quartiere, salutando calorosamente le innumerevoli persone che conoscono: Anna è amica delle signore anziane, vedove che le raccontano la loro vita, non c'è strada che percorriamo in cui Patrizia non sia salutata soprattutto dai negozianti, Pino trova sempre vecchi amici che hanno fatto con lui percorsi di crescita nei vari centri che ha frequentato, Roberto punta le belle ragazze e le gratifica con complimenti gentili. Mi viene in mente quella canzone di Giorgio Gaber che parla di PARTECIPAZIONE e proseguiamo la nostra magnifica passeggiata! 
Anna Cancellieri

mercoledì 2 novembre 2011

IL CALENDARIO DI NOVEMBRE

Ven 18 novembre: 1CLICKDONATION
                              luogo: http://www.spescontraspem.it/articolo.cfm?id=72
Sab. 19 novembre: MEDIANO DI SPINTA, spettacolo, di M. La Ginestra
                              luogo: Teatro7, via Benevento 23
                              ora: 21.00
Gio. 24 novembre: CONVEGNO ADEGUAMENTO RETTE CASE FAMIGLIA
                                ora: 12.00
                                luogo: centro congressi Gli Archi,  
                                           l. go S. Lucia Filippini 20 (zona l. go Argentina)
Lun. 28 novembre: riunione dei soci
                              luogo: via Pienza 249
                              ore 09. 30
Cari amici,
inizia il mese di Novembre: dopo aver dato spazio a tutte le case e le loro attività, dedicheremo questo mese ad una parte fondamentale del lavoro e della vita nelle nostre case: i VOLONTARI. Un mese in cui potranno condividere con noi la loro vita all’interno di Casablu, Casasalvatore, Approdo e Semi di autonomia.
Buona Lettura!

giovedì 20 ottobre 2011

IL CALENDARIO DI OTTOBRE

Merc. 5 ottobre: riunione dei volontari
Sab. 8 ottobre: Casasalvatore al concerto dei Negramaro
Ven. 21 ottobre: scadenza consegna bando di partecipazione al servizio civile
                           ore: 14.00
                           luogo: via Comano 95
                          evento di beneficenza al Teatro Euclide
                          ore: 20.30
                          luogo: Teatro Euclide, piazza Euclide
Sab. 22 ottobre: E ORA...TOCCA A LEI
                           ora: 08. 30-16.30
                           luogo: parrocchia di S. Frumentio, via dei Prati fiscali 

LA RIUNIONE DEI SOCI VISTA CON GLI OCCHI DI UNA VOLONTARIA: GIULIA

Il 27 settembre 2011 ho partecipato alla riunione dei soci convocata ufficialmente. Non ci si riuniva dal 20 Giugno e tutti erano curiosi di sapere com’erano andate la vacanze dei ragazzi: Claudia ha raccontato che Casablu è stata a Terracina, Alessandra ha parlato delle vacanze a Siena, Rimini e Alba Adriatica di Casasalvatore; Antonella di quelle dell’Approdo a Viareggio; gli unici a non partire sono stati i ragazzi della Semi di autonomia che hanno passato l’estate a cercare lavoro. Hanno ricevuto tantissime porte in faccia e tante delusioni, infatti Antonella ha chiesto se qualcuno conosceva qualche locale, ristorante per inserire i ragazzi all’interno dello staff come lavapiatti, aiuto cuoco e camerieri o delle imprese di pulizie.
Si è parlato anche della situazione economica nazionale e con i soci è stato fatto il punto anche su quella; molte realtà che, come noi, si occupano del sociale fanno fatica a pagare i loro dipendenti nei giusti tempi: queste riscontrano un ritardo di circa sei mesi degli stipendi. Inoltre molte cooperative, a causa del dimezzamento dei finanziamenti dal governo ai comuni, si sono viste costrette a chiudere dei servizi. La situazione purtroppo è gravissima, ma si è riusciti a non cadere nella trappola: il 2011 è stato l’anno che ha visto l’avvio del prosoluto con Biis in convenzione col Comune di Roma. Inoltre la situazione economico-finanziare è in positivo: la cooperativa riesce a sostenere le spese con le rette che paga il comune. Insomma la situazione attuale è buona, anzi buonissima: Luigi Vittorio ha addirittura comunicato la possibilità di chiedere alla cooperativa un prestito e ha raccontato del lavoro che il Consiglio di Amministrazione insieme con Antonio sta realizzando per ampliare i propri servizi.
Le decisioni da prendere sono ancora molte e si prosegue: si decide su come rinnovare le assemblee dei soci. Si discute, inoltre, su molti incidenti avvenuti in passato con le auto date in dotazione alle case famiglia il che ha, ovviamente, comportato un aumento del premio assicurativo decisamente notevole: la questione è complessa e dopo una lunga discussione si decide di affidarne lo studio ad un gruppo specifico che alla prossima riunione ci presenterà la soluzione.
L’assemblea è conclusa: i punti da discutere al prossimo incontro sono già tanti! Non mancate a Novembre!

lunedì 10 ottobre 2011

I COMPITI DEL TERZO SETTORE OGGI, UNA RIFLESSIONE DI ANTONIO FINAZZI AGRO'

Ho sotto gli occhi e nel cuore la difficile situazione di diverse organizzazioni del privato sociale – cooperative sociali, associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale – i cui consuntivi di bilancio tendono sempre più al rosso, e al rosso spinto. Le sofferenze economiche di molte organizzazioni non profit del nostro territorio, che operano nel nostro medesimo settore socio assistenziale, sembra purtroppo non essere più un’eccezione o un accidente, ma un pericoloso trend determinato da componenti strutturali dell’economia locale (e non solo), che di anno in anno abbassa le componenti attive del reddito ed erode le riserve economiche di organizzazioni di per sé già poco patrimonializzate. Ora, mi pare esistano fondamentalmente due modi di guardare al fenomeno, due modi di analizzarlo e giudicarlo, a partire dalle cause per finire agli effetti. Dal modo che sceglieremo dipendono anche i correttivi che sapremo assumere, la strada che sapremo imboccare, non solo come soggetto attivo della solidarietà romana, ma come comunità allargata il cui abbraccio sostiene le nostre case famiglia. Ebbene, giudicandone dal ristretto punto di vista della razionalità economica, la crisi che il terzo settore romano e laziale stanno attraversando è una tipica crisi congiunturale, le cui cause remote risiedono nella particolare configurazione del mercato “a cliente unico”, per cui il 90% dei ricavi e delle commesse  derivano da quel particolare cliente che è l’amministrazione pubblica, monopolista o per lo meno grande azionista di riferimento della solidarietà sociale, secondo che il dettato costituzionale ha assegnato come compito allo Stato nelle sue diverse articolazioni. In effetti, a guardare tra le pieghe dei bilanci pubblici più influenti nella formazione della contabilità sociale delle nostre organizzazioni non profit – Comune di Roma, Provincia di Roma, Regione Lazio – i fenomeni paiono essere di almeno due tipi: da un lato si registra un’effettiva e incontestabile contrazione della spesa, e in particolare di quei capitoli di spesa sociale che alimentavano molti servizi sociali: Fondo per l’Immigrazione (azzerato), Fondo Legge 328 (decurtato), Fondo legge 285 (soppresso). Gli enti locali più virtuosi si sono arrangiati e si arrangiano a tenere in vita questo o quel servizio essenziale con stanziamenti straordinari, generati da risparmi su altri capitoli e piccole economie, ma nella gran parte dei casi questi provvedimenti amministrativi hanno comportato la soppressione o la contrazione di diversi servizi a minori a rischio, disabili, immigrati. C’è però anche un altro fenomeno, meno visibile e dunque più insidioso, che intacca la sostenibilità di molti servizi: la crescita “zero” di molti finanziamenti – seppure non viene rubricata a titolo di contrazione della spesa pubblica – finisce di fatto per essere il peggior nemico della sostenibilità economica dei presidi sociali, visto che invece i costi di gestione – e soprattutto il costo del lavoro – aumentano da anni in modo più che proporzionale rispetto ai ricavi da gestione di servizi in convenzione pubblica. Molte compagini sociali, per lo più cooperative formate da soci lavoratori, vivono lo strano paradosso di salutare con inquietudine e preoccupazione ogni nuovo rinnovo contrattuale con le parti sociali. E sì che ogni rinnovo si è siglato negli ultimi 10 anni con eclatanti ritardi!Dunque la contrazione della spesa pubblica – è cronaca di questi giorni l’ulteriore taglio dei trasferimenti agli enti locali, previsto dalla cosiddetta legge di ripianamento di bilancio – è una componente essenziale della crisi congiunturale delle organizzazioni non profit. In particolare è la causa, data la struttura essenzialmente monopolista del mercato, della contrazione dei ricavi e dunque dello sbilanciamento passivo dei bilanci. Come reagirebbero, da un punto di vista di razionalità economica, altri soggetti imprenditoriali? Non c’è dubbio che, in presenza di una severa contrazione del “mercato”, le aree e i settori di passività sarebbero progressivamente amputati e prosciugati, attraverso liquidazioni, cessioni di ramo d’azienda, delocalizzazioni, licenziamenti di massa. Il capitale di impresa si sposterebbe più o meno rapidamente su settori di investimento più fruttuosi. Ebbene, tutto questo nel terzo settore, dati alla mano, avviene in modo soltanto marginale; come mai? Per comprendere le ragioni della tenuta complessiva dei servizi di solidarietà sociale, a fronte di una contrazione delle linee di finanziamento, è necessario assumere un secondo punto di vista, guardando non più alla razionalità economica, ma all’articolazione complessiva del corpo sociale, e alla particolare funzione esercitata da quei corpi intermedi che sono le organizzazioni del terzo settore del comparto socio assistenziale. La storia di queste organizzazioni in Italia è lunga; indipendentemente dalla data di costituzione di questa o quella cooperativa sociale o associazione, sappiamo che tutte vengono da una nobile e veneranda storia. Le loro radici affondano infatti nel rinascimento italiano, in quei secoli XV e XVI che tanta parte della fisionomia italiana hanno disegnato. È in quegli anni infatti che, come Zamagni e altri economisti osservano, si è andata strutturando la funzione sociale di una serie di istituzioni caritative private, per lo più ecclesiastiche o religiose, intermedie tra la finanza e il capitale privato e i bisogni dei cittadini indigenti: pie confraternite, ordini e fraternità laiche, conventicole e accolite di fedeli che – assai prima che si delineasse l’idea di un welfare di Stato, di derivazione più napoleonica e nord europea che italiana – tracciavano col proprio operato la fisionomia di buona parte del sistema sanitario e di protezione sociale, per come oggi lo conosciamo, costruendo un reticolato di “economia civile”, di distribuzione del reddito e perequazione sociale alternativa e antecedente alla fiscalità di stato . È storia, tra l’altro, che molte di queste istituzioni si siano nel tempo fortemente patrimonializzate e, attraversando i secoli, siano giunte praticamente ai nostri giorni, fino ad essere acquisite a patrimonio pubblico dello stato col decreto Crispi di istituzione delle IPAB (legge 6972 del 1890). Il processo costituente dello Stato italiano e il dettato costituzionale, che iscrive la solidarietà come uno dei compiti istitutivi e fondamentali dello Stato, non hanno estinto del tutto – fortunatamente direi – questa direttrice storica, che rende le organizzazioni del privato sociale prima e più che braccia operative della pubblica amministrazione nella realizzazione degli scopi di solidarietà sociale, corpi propulsori e al tempo stesso vicari della capacità complessiva che ha una società, ben oltre l’organizzazione statuale, di esercitare una responsabilità collettiva nei confronti dei poveri e degli indigenti. Solo se si tiene conto di questa matrice storica, di questa responsabilità che si esercita al di là e al di sopra dei compiti precipui che dallo Stato vengono assegnati al terzo settore, si comprende il perché una severa crisi congiunturale come quella che stiamo vivendo, pur mettendo a serio repentaglio le performance economiche delle organizzazioni, non si riflette automaticamente in contrazione dei servizi: la singola cooperativa sociale, la singola associazione di volontariato non “abbandonano” le persone che accedono ai loro servizi in nome della razionalità economica e della quadratura di bilancio, né in nome della congruità del contratto col proprio committente pubblico. In ciò si annida tuttavia, oltre che una grande opportunità, anche un impressionante rischio. E veniamo a esaminare cause ed effetti della crisi, e strategie di fuoriuscita, secondo un punto di vista più qualificato e genuino sul terzo settore, che tiene conto della sua intera evoluzione e della sua identità. Il rischio di tale assunzione di responsabilità è infatti, se intesa unilateralmente, di mallevare d’un sol colpo non solo lo Stato, ma anche la società civile di cui il terzo settore deve essere al contempo l’avanguardia e l’espressione, dalle loro precipue responsabilità. In effetti dovremmo guardare alla crisi, oltre che come effetto di una contrazione della spesa pubblica, anche come risultato di un “eccesso di responsabilizzazione” delle organizzazioni, che troppo spesso lasciate sole finiscono per esercitare il ruolo del Prometeo solitario, o quello del bimbo iperadattato, piuttosto che quello loro più proprio di collettore e attivatore di una responsabilità diffusa. Responsabilità che come tale punta a includere nella propria missione sociale strati sociali sempre più vasti. E in effetti: il disavanzo di bilancio, quando non è determinato da grossolanità nella gestione ma da uno sbilanciamento a favore dei poveri e dei piccoli, non denuncia soprattutto un isolamento e una carenza di condivisione delle responsabilità con la propria comunità di riferimento? Rispondere in positivo a questa domanda, in realtà, non determina un auto-da-fè del terzo settore (e ci mancherebbe altro), ma apre un grande sentiero di speranza, disegnando una strategia di fuoriuscita dalla crisi, a partire dal recupero della propria identità più propria: se è paradigma di una società sana sapersi prendere cura, con sapienza e tenerezza, delle proprie parti più vulnerabili e ferite, così come è sintomo di salute in un corpo sociale saper integrare il conflitto, piuttosto che proiettarne l’ombra sull’escluso di turno (la donna, lo straniero, il rom), allora compito delle organizzazioni del terzo settore è avere a cuore il tutto, questo intero che è la società, sapendone suturare le fratture, accorciare le distanze, perequare le ingiustizie, distribuire le risorse. La solidarietà è, in fondo,  passione per l’intero. Compito delle organizzazioni del terzo settore è allora, forse ancor prima che perseguire i propri scopi di sostegno alle persone in stato di disagio, stimolare la società intera a prendersi cura di sé stessa, attraverso la comunicazione sociale, la sensibilizzazione, la promozione delle “buone cause” e la proposta continua della partecipazione, iniettando nel corpo sociale quei preziosi antigeni dell’esclusione e della conflittualità che sono il volontariato, la condivisione e la cultura del dono. Insomma iniettare nel vivo del tessuto sociale massicce dosi di corresponsabilità, che fanno bene a tutti e … finiscono per avere perfino rilevanza contabile.(Antonio Finazzi Agrò)

FESTA DI CASABLU

Il 25 Settembre 2011 Casablu ha compiuto 11 anni!
Abbiamo fatto una festa bellissima: tanto divertimento e tanti amici:





IL WELFARE CHE NON C'E'




L. V. Berliri, presidente dell’ associazione Casa al plurale, concede un’intervista al giornalista di “Leggo” M. Pas. In cui mostra il suo dissenso in merito ai tagli al sociale promossi dall’attuale governo con la nuova finanziaria: leggiamo questa intervista…
«Le nostre case famiglia ricevono già la metà dei fondi»
Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa al Plurale, i tagli della manovrà colpiranno anche le
case famiglia?
«Mi auguro di no, ma sono preoccupatissimo. Se il governo taglia i fondi ai Comuni, come faranno questi a garantire i servizi essenziali come l’assistenza ai disabili?».
Dai dati pubblicati sul vostro sito emerge che assistere una persona con grave disabilità costa 286 euro al giorno e il contributo del Comune di Roma è di 127 euro, meno della metà. Dove prendete l’altro 50%?
«Sono anni che va avanti così. Siamo costretti a chiedere aiuto ai privati. Per fortuna in questa città ci sono molte persone di buona volontà, sensibili al problema. Io lo trovo profondamente ingiusto. Noi facciamo un servizio pubblico a nome della città di Roma per i suoi cittadini più deboli».
Un servizio pubblico come la mobilità?
«Esatto. Quello garantito con gli autobus è un servizio pubblico, no?. Ora si immagini cosa accadrebbe se il sindaco Alemanno andasse in giro a chiedere la beneficenza per far camminare gli autobus. Il problema è che da quando sono nate le case famiglia 15 anni fa i fondi stanziati sono sempre gli stessi. E intanto il costo della vita è aumentato e quello del lavoro raddoppiato».
Cosa dice il Comune?
«Abbiamo informato tutti i consiglieri comunali e la risposta è stata unanime: qualche mese fa destra e sinistra hanno votato una mozione in cui sollecitano il sindaco ad aumentare le rette. Ultimamente ho scritto all’assessore alle Politiche sociali Belviso per sapere che fine avesse fatto la mozione e la risposta è stata: “Ahimè, ti ha risposto il governo con la manovra”».
Perché la politica non si occupa dei disabili?
«E quanti voti vuole che spostino? Sono pochi».
(M.Pas.)

lunedì 26 settembre 2011

APPRODO IN UMBRIA FOTO

Dopo il racconto ecco le foto a parlare del week end..












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APPRODO IN UMBRIA

Il 10 e l’11 Settembre l’Approdo ha organizzato un bel week end fuori Roma: in Umbria. Oltre alle bellissime foto che ci sono state date e che a breve potrete vedere anche voi alcuni ragazzi ci hanno voluto lasciare un piccolo racconto , anche per esercitarsi a scrivere in italiano in modo da imparare benissimo la lingua!!!
Purtroppo essendo minorenni non possiamo scrivere i loro nomi o mostrarvi i loro volti: dobbiamo usare degli pseudonimi e oscurare i visi con degli stratagemmi divertenti e simpatici, anche se non quanto loro!!!
Marcello è un ragazzo è un ragazzo straniero: di origine orientale. È l’anima comica dell’Approdo, alcuni lo chiamano scimmietta, altri Hermes ( Hermes, figlio di Zeus, il dio dei messaggeri, il dio guida: così indicato perché un piccolo vagabondo, simpatico e dispettoso. Ha una trovata furbetta e divertente per tutte le occasioni e le persone).
Ecco cosa ci ha scritto per raccontare a chi è rimasto a casa la sua esperienza:

“Cari Federico, Roberta, Chiara, Salvatore, e Stefano.
Cia come state?Io sto bene.
mi sono divertito molto sabato e domenica a Norcia con voi. La casa dove siamo stati era bella grande. Dalla finestra della mia camera vedevo le montagne. Mi è piaciuto fare la doccia con l’acqua fredda quando  sono tornato a casa e non mi è piaciuto tanto mangiare la pizza perché lì non era fatta bene. A Castelluccio ho visto le montagne, le lenticchie, due mucche, tante case belle, tanti fiori e le pecore; quello che mi è piaciuto di più è il cavallo nero che mangiava il fieno;  poi ho visto le Cascate delle Marmore e ho fatto tante foto. Mi ricordo che ho visto un bellissimo arcobaleno che finiva nell’acqua e ho cominciato a fare tanto foto che vi farò vedere presto sul computer. Poi quando avete preso tutti il gelato io ho preso le patatine, dopo siamo tornati a Roma. Ho visto la televisione, ho mangiato la pizza e dopo ho cucinato il riso bangla e sono andato a dormire.
Grazie per questi due bei giorni insieme.”

giovedì 15 settembre 2011

LE VACANZE DI CASABLU

Quest'anno i ragazzi di Casablu sono stati in vacanza a Terracina, in una bella casa proprio di fronte al mare, per  agevolare l'uscita dei ragazzi con la carrozzina. Anche in questa occasione non è mancato il divertimento:





FESTA DI CASABLU

Cari amici,

Appena ritornati dalle vacanze la casa famiglia casablu coglie l’occasione del suo undicesimo compleanno per incontrare parenti, amici, vicini di casa e non solo…

Durante il mese di agosto gli abitanti della casa sono stati in una villa sul mare a Terracina. Da anni casablu sceglie di trascorrere le proprie vacanze in questa abitazione per facilitare l’accesso alla spiaggia anche alle persone che vivono in carrozzina.

Non puoi mancare all’appuntamento: domenica 25 settembre dalle ore 17.00 in poi in Via Comano, 45 ti aspetta tanta buona musica, tanto divertimento e un ricco buffet preparato da Adriana con i ragazzi che vivono nella casa famiglia approdo.



A presto!



Roma, 15 settembre 2011 

mercoledì 7 settembre 2011

L'APPRODO IN VACANZA

Ecco alcune immagini delle foto scattate per noi durante le vacanze dell'Approdo...esileranti!!!





Per vedere le altre foto vai su http://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150792016720381.736360.83342885380&type=1

IL CALENDARIO PER SETTEMBRE

Ven 2 settembre: CDA
                                luogo: Via Pienza
                                ora: 9.15
Ven 9 settembre: CDA
                               luogo: Via Pienza
                              ora: 9.15
Sab 10 settembre: week end Approdo
Dom 11 settembra: week end Approdo
Ven 16 settembre: CDA
                                 luogo: Via Pienza
                                 ora: 9.15
Ven 23 settembre: CDA
                                luogo: Via Pienza
                                 ora: 9.15
Dom 25 settembre: Festa di Casablu
                                   luogo: CasaBlu, via Comano 45
                                   ora: 17.00
Mar 27 settembre: Riunione dei soci
                                   luogo: via Pienza
                                   ore: 21.15
Ven 30 settembre: CDA
                                  luogo: Via Pienza
                                  ora: 9.15
Cari amici, è arrivato Settembre, le vacanze sono finite…da molto per alcuni, da pochissimo per altri...Questo mese sarà nuovamente dedicato alle vacanze delle persone che vivono nelle nostre case famiglia. Ma non solo… a Settembre c’è un appuntamento a cui non si può mancare: una festa molto importante IL COMPLEANNO DI CASABLU!!! IDomenica25 la casa famigliai suoi primi 11 anni!!!
Vi aspettiamo. Non potete mancare … Intanto non smettete di seguirci e commentare. Abbiamo creato per voi anche un prezioso strumento di condivisione e discussione, anzi lo ha creato A.Bidini (abitante di Casablu): una rubrica dedicata ai diritti dei più deboli: “Diritti calpestati” personalmente seguita da lui… che altro dire?
BUONA LETTURA!!! 

domenica 14 agosto 2011

CASASALVATORE A RIMINI

La prima vacanza di CasaSalvatore è avvenuta a Luglio a Rimini...tutti si sono divertiti tantissimo.....vediamo o un assaggio del loro divertimento....












Le altre foto su http://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150759328865381.726859.83342885380&type=1